AZZURRI
Gli unici azzurri che resistono alla calce sono alcuni preparati chimici proposti a cominciare dall'Ottocento. In precedenza gli azzurri erano stesi a secco, con tempere di vario tipo.
 
     

 

 
     

AZZURRO di COBALTO
(Blu imperatore, Blu di Leyden, Blu porcellana, Blu reale, Blu di Thenard, Blu di Vienna, Oltremare di cobalto, Oltremare d'oca) è ossido di cobalto e di alluminio, Al2O3CoO, fatto conoscere da Thenard nel 1802. Ha buon potere coprente e resistenza elevata a tutti gli agenti. Non è attaccato dalla calce, per cui il suo uso a fresco è sicuro. Col bianco sangiovanni dà belle gradazioni luminose. Col giallo di cadmio si possono comporre verdi stabili. Prova di qualità: una parte di colore in dieci parti di acido ossalico, bollire e lasciare riposare; l'acido deve restare incolore. Se diventa azzurro denota presenza di blu di Prussia, se odora di uova marce significa che c'è dell'oltremare.

 

     

BLU CERULEO
(Azzurro celeste, B. Celino, B. di cobalto e stagno, B. di Hopfner, Cilestro) E' stannato di cobalto, CoO-SnO2 in uso dalla seconda metà dell'Ottocento. Limitato potere coprente ma ottima resistenza.

 

 
     

BLU ERCOLANO

     

AZZURRITE
(Azzurro d'Alemagna, Azzurro di Biadetto, Azzurro citramarino, Azzurro della Magna, Azzurro di montagna, Azzurro di rame, Azzurro tedesco, Azzurro di vena naturale, Blu armeno, Cendree, Ongaro) è carbonato basico di rame allo stato naturale che viene estratto dalle miniere di rame assieme alla malachite. E' tinta poco stabile: con l'umidità si trasforma in verde malachite. Nella pittura a fresco annerisce, per cui è sempre stata stesa a tempera sopra una base rossa composta generalmente da due parti di sinopia e una parte di nero di vite (MORELLONE). Già noto ai Romani che lo chiamavano "lapis armenius". Giotto la usò soprattutto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Nel '500 era preferita al lapislazzuli perché più economica, a volte mescolata con esso e spesso confusa.

 

Natività e annuncio ai pastori, Giotto 1303-1306 ca.Padova Cappella degli Scrovegni

     

AZZURRO OLTREMARE ARTIFICIALE
(A. di Norimberga, Blu francese, Nuovo Bleu, Oltremare francese, Oltremare di Guimet) Silicato di alluminio e solfuro di sodio, annunciato da Guimet nel 1827. Non resiste alla calce, ma, se mescolato alla terra verde, dà più garanzia.

 

 
     

AZZURRO OLTREMARE NATURALE
(A. di Baghdad, A. di Pietra, Blu di garanza) E' ricavato dal lapislazzuli, pietra preziosa di colore azzurro composta essenzialmente di lazulite (silico-alluminato di sodio). Già noto ai Romani, venne usato soprattutto nei sec. XIV e XV dopo che ne vennero perfezionati i metodi di preparazione. Il nome "oltremare" deriva dal fatto che questo pigmento veniva importato via mare dall'Oriente. Marco Polo nel "Milione" scrisse che nell'Afganistan "vi è una montagna ove si cava l'azzurro ed è lo migliore ed il più fino del mondo". Nella pittura a fresco generalmente sbiadisce, perciò è sconsigliabile. Sono rari gli esempi di resistenza a fresco: cantoria della Cappella di San Stanislao nella Basilica inferiore di S. Francesco ad Assisi dipinta da Puccio Capanna e cappella Tornabuoni di Santa Maria Novella di Firenze dipinta da Domenico Ghirlandaio. In generale esso fu steso sull'intonaco secco con una tempera, ma, dato il suo alto costo, raramente venne impiegato per affreschi (ove veniva normalmente sostituito con l'azzurrite) e la sua quantità ed il suo impiego venivano espressamente pattuiti fra committente e pittore. Per constatare le contraffazioni lo si tratta con acido nitrico: se è puro si riduce in cenere, se invece lascia tracce azzurre si è in presenza di cobalto o di blu di Prussia.

 

 
     

AZZURRO di SMALTO
(A. di Boemia, A. di Slesia, A. di Svevia, A. di Vetro, Blu di Eschel, Blu imperiale, Blu di Sassonia, Blu Ungheria, Smaltino, Vetro di cobalto, Zaffro) E' vetro fuso con composti di cobalto e poi macinato. Usato dagli antichi nella decorazione ceramica e dai Romani a fresco. Citato da Vitruvio e descritto da Plinio con i nomi di vitrum e silix caeruleus. Usato in affreschi medievali, ebbe largo impiego dal secolo XVI in poi, fino a che fu sostituito con l' A. di COBALTO. Lo smaltino non ritiene l'acqua, perciò, se lo si trova su superfici affrescate, esso fu dato a tempera sull'intonaco già asciutto. E' possibile soffiarlo sopra l'intonaco fresco, però, data la sua trasparenza vitrea, non possiede forte potere tingente.

 

 
     

BLU di PRUSSIA
(
B. Acqua, B. Amburgo, B. di Anversa, B. di Berlino, B. di Braunschweig, B. Cinese, B. di Erlanger, B. di Ferro, B. Lavabile, B. Minerale, B. Nuovo, B. Olio, B. di Sächsisch, B. di Sassonia, B. Williamson, B. Zwickauer) Ferrocianuro ferrico proposto da Diesbach nel 1721 perfezionando il B. di Parigi inventato da Milory nel 1704. Ha forte potere tingente, ma non resiste alla calce. Fu usato da affrescatori dell'Ottocento, ma steso a tempera.

 

 
     

CENERE d'AZZURRO
(Cenere d'Oltremare) E' ricavato dai residui della lavorazione dell'Oltremare. Citato dal Baldinucci che aggiunge "dal lapislazzuli di cattivo colore". Risulta usato dal Foppa per gli affreschi della Cappella Averoldi al Carmine di Brescia.

 

 
     

CRISOCOLLA AZZURRA
E' un minerale assai raro di azzurrite combinata al quarzo. Fu usata a fresco nell'antichità.

 

 
     

INDACO
(Blu indiano) Colorante vegetale ricavato dalla "indigofera tinctoria". Noto da sempre, usato soprattutto nella tintura dei tessuti. Cennini lo consiglia su muro in sostituzione dell'azzurrite, ma non resiste alla calce. Leonardo lo ha adoperato nell'Ultima Cena di Milano. Il prodotto sintetico, in commercio dal 1880, è più resistente.

 

   

     

BIANCHI

 
     

BIANCO SANGIOVANNI
È il più efficace ed è costituito da calce spenta trattata in modi particolari. Secondo Cennini la calce va messa in un catino d'acqua per otto giorni; ogni giorno si cambia acqua e si mescola, poi si fa asciugare al sole e si conserva. In questo modo la calce può anche trasformarsi in CaCO3 e va sempre benissimo. Secondo Armenini si fa bollire del fiore di calce bianchissima schiumandola accuratamente; dopo averla lasciata raffreddare la si essicca al sole su mattoni e si conserva fuori del contatto dell'aria. Un altro procedimento tramandato dagli operatori consiste nel mettere in un sacco di juta dei sassi appena tolti dalla fornace e lasciarli esposti in luogo umido per diversi mesi.

Dato come sottopittura rende trasparenti e luminose le tinte sovrapposte (Tomba di Vulci al Museo Torlonia a Roma). Questo bianco è senz'altro il più idoneo per l'affresco, ma è possibile lavorare con il latte di calce e anche con altri bianchi a base di CaCO3 sia minerali:

B. di ALABASTRO, B. di BORGOGNA, B. di BOUGIVAL o BIANCONE, B. di CHAMPAGNE, B. di MARMO, B. di MEUDON, B. di MORAT, B. di ORLEANS, B. di ROUEN, B. SANTO, B. di SPAGNA, B. di TROYES, B. di VIENNA, CRETA di SPAGNA, MARMINA, MELINO, PARETORIO, POLVERE di MARMO, TERRA di VENEZIA

sia di origine animale: B. di GUSCIO, ottenuto dalla macinazione di gusci d'uovo. B. di CONCHIGLIA o B. di OSTRICA o B. PERLA, dato dalla frantumazione di conchiglie.

 

      BIANCO di TITANIO
E' ossido di titanio, TiO2, entrato in uso dopo il 1920. E' un ottimo bianco, ma va steso sull'intonaco dopo averlo impastato con bianco sangiovanni.
     

BIANCO di PIOMBO
Carbonato basico di piombo 2PbCO3 . Pb (OH)2 E' tra i colori più antichi, detto anche Biacca, Bianco d'argento, Bianco di Cremnitz, Bianco neve, Bianco di Krems, Cerussa, Melino, Psimizio. Occupa un posto nella storia dell'affresco perché fu usato spesso nei secoli XIII e XIV, ma il tempo lo ha annerito, per cui deve essere assolutamente escluso dalla tavolozza dell'affreschista.

Alcuni esempi di annerimento si osservano nella basilica di S. Francesco ad Assisi: affreschi del Maestro di S. Francesco nella chiesa inferiore, del Cimabue (Crocifissione) e degli aiutanti di Giotto (colonne tra i riquadri) nella chiesa superiore.

Cennini lo sconsiglia esplicitamente, ma il suo impiego fu molto diffuso anche nel Quattrocento (Baldovinetti a S. Miniato). Lo stesso Leonardo lo usò nel Cenacolo mescolato all'azzurrite per formare la base a cui sovrapporre l'oltremare.

Crocifissione, Assisi - Transetto Basilica Superiore 12771280, Cimabue (Firenze 1240/1245 - Pisa 1301/1303)

         

     

BRUNI

 
     

Buone tutte le terre, sia naturali che calcinate.

 
     

 

 
     

BRUNO di BERGAMO
chiamato o identificabile anche con Colcotar, Rosso di Marte, Rosso Pompeiano

 

 
     

BRUNO d'INGHILTERRA
citato dal Baldinucci che lo definisce "color rosso per fresco"

 

 
     

BRUNO di MARTE
è giallo di Marte calcinato, noto anche coi nomi di B. di FERRO, B. d' OSSIDO, B. d' OCRA

 

 
     

BRUNO TRASPARENTE
o B. di VERONA o B. di VIBERT è terra verde calcinata

 

 
     

BRUNO VAN DYCK
quello naturale è la TERRA di CASSEL che ha preso il nome dal pittore che ne fece grande uso; quello artificiale è solfato di ferro calcinato ed è chiamato anche B. INGLESE o B. di SVEZIA

 

 
     

CAPUT MORTUM
terra composta di ossido di ferro e solfati di calcio

 

 
     

MORELLO o MORELLONE
Con questo termine sono indicati:
- un minerale a base di ossido ferrico
- una mescolanza di ocra rossa + nero di vite
- un'ocra molto calcinata e in questo caso prende anche il

   nome di PAVONAZZO di FERRO.
Usato soprattutto nella pittura murale medievale come fondo preparatorio a fresco per l'azzurro applicato successivamente a tempera.

 

 
      TERRA di CASSEL
o di COLONIA, BRUNO VAN DYCK. È la tinta naturale più scura per l'affresco. E' composta al 90% di sostanze organiche (torba e lignite) più ferro, silicio, alluminio. Si estrae da giacimenti composti dalla millenaria trasformazione di sostanze vegetali ma può essere anche preparata riscaldando a 300° radici e corteccia di faggio. Venne usata a partire dal XVII sec. e venne chiamata "terra di Colonia" e "terra di Cassel" perché veniva estratta soprattutto da giacimenti situati presso queste città, ma, a partire dal XVIII sec., prevalse il nome "bruno van Dyck" perché questo pittore ne fece un largo uso.
     

TERRA d' OMBRA
È argilla con composti del ferro e del manganese. In uso dal Rinascimento. Il suo appellativo deriva dalla sua efficacia a rendere le ombre, oppure, secondo alcuni, dall'Umbria dove si cavava anticamente. Oggi in commercio vi sono polveri provenienti dalle isole mediterranee. La Terra d'Ombra Naturale soffre la luce e bisogna usarla con toni scuri. Quella Bruciata ha maggiore stabilità e buona coprenza.

 

         

      GIALLI  
     
Tutte le OCRE sono ottime per l'affresco, inoltre:
 
         
     

GIALLO di CADMIO
Solfuro di Cadmio, CdS, usato dal 1829. Molto efficace e solido. Si trova in quattro gradazioni: chiaro, medio, scuro e limone. Quest'ultimo non resiste alla calce. Evitare di mescolarlo con Terra di Siena bruciata, Terra d'ombra, Rosso indiano, Violetto di cobalto. Buoni composti con Azzurro Cobalto e con Verde Smeraldo. Prova di genuinità: una parte in quattro parti di acido nitrico deve formare una soluzione lattiginosa con zolfo galleggiante. Se la soluzione è grigia e si deposita in verdastro, non è buono.

     

GIALLO CADMIO ORO

     

GIALLO di CROMO
(G. di Baltimora, G. di Parigi, G. Spooner, G. di Colonia, G. di Leipzig, G. Nuovo) E' cromato di piombo, PbCrO4, proposto da Vaquelin nel 1798. Di tonalità variabile dal giallo limone all'arancio a seconda della grandezza delle particelle. Utilizzabile in affresco tenendo presente che l'alcalinità della calce lo trasforma in cromato basico rossastro

 

     

GIALLO di MARTE
detto anche OCRA ARTIFICIALE composto artificiale di ferro e di alluminio, usato dalla metà del sec. XIX

 

     

GIALLO di VETRO
è vetro colorato a fuoco con piombo e stagno, indicato per l'affresco dal Baldinucci e dal Borghini, ma, essendo insolubile in H2O, va soffiato sulla malta o mescolato con essa

 

     

GIALLORINO
(o Giallolino) Colore naturale estratto da zone vulcaniche, composto di stagno e piombo e perciò chiamato anche Giallo di Stagno e Piombo. Lomazzo cita un G. di Alemagna e uno di Fiandra; Baldinucci lo dice "portato dalla Fiandra"; Borghini cita un G. di Venezia. Cennini lo indica come buono per l'affresco, ma in realtà non si può usare. E' possibile imitarlo mescolando giallo di cadmio con ocra gialla e bianco sangiovanni. La più antica testimonianza di Giallorino su pittura murale (a tempera) è data da Jacopo da Verona (sec. XV) nella Chiesa di S. Salvatore a Donaustauf in Germania.

 

 
     

ORPIMENTO
(Giallo di Arsenico, Giallo Cinese, Giallo Reale, Giallo Ubriaco) E' trisolfuro di arsenico, As2S3, prodotto dai terreni vulcanici, infatti il Baldinucci lo definisce "giallo di miniera di zolfo" e aggiunge che l'O. ARSO, cioè calcinato, fa parte dei rossi. Leonardo l'ha adoperato nel Cenacolo e il Cennini lo consiglia per l'affresco, ma non resiste.

 

 
         

     

NERI

 
    L'unico nero naturale accettato dalla calce è il NERO di VITE, ottenuto dalla bruciatura di tralci o di fecce. Poiché scolora molto, va usato soltanto se si vuole ottenere un grigio. Per i toni più scuri è bene ricorrere alla Terra di Cassel, che è il colore naturale più scuro idoneo per affresco.
Fra i neri artificiali vanno bene:
 
       
   

NERO di MANGANESE
biossido di manganese, usato dall'Ottocento.

 

 
   

NERO di MARTE
o NERO d'OSSIDO ottenuto dalla calcinazione di idrossido di ferro.

 

 
   

NERO di CARBONE
Ottenuto dalla carbonizzazione di legni a venatura stretta (quercia, rovere, faggio). Si trova su antichi affreschi, ma sempre dato a secco misto a tempera, in genere d'uovo.

 

 
   

NERO di QUERCIA
Succo della quercia "Jotta concina" Si trova dato a tempera negli affreschi romani.

 
   

TERRA NERA di VENEZIA
Carbonato di calcio con ferro e manganese, molto resistente alla luce e all'aria, ma deve essere data a colla.

 
   

     

OCRE

 
     

Per l'affresco sono ottime tutte le ocre, argille molto diffuse di varie tonalità a seconda della quantità di ossido di ferro e di sali contenuti:

 
     


OCRA CHIARA, GIALLA, GIALLO FIORE, DORATA, CALDA, SCURA, o a seconda della provenienza: ROMANA, di SIENA, di VERONA, d'ITALIA, FRANCESE, TEDESCA, ATTICA.
La finezza e la purezza del colore dipendono dalla cura nella macinazione delle terre. Per provarne la genuinità si mette un pizzico di terra in mezzo bicchierino di alcool etilico puro; questo deve restare limpido, se si colora rivela la sofisticazione con aniline.

   

     

ROSSI

 
     

Sono buoni tutti quelli di origine minerale:

 
         
      CINABRESE
è un miscuglio di sinopia e sangiovanni. E' la tinta per incarnati.
 
         
     

TERRE BRUCIATE
cioè arroventate (ROSSO VENEZIANO, TERRA di SIENA, TERRA d' OMBRA, TERRA TREVIGIANA, TERRA di VERONA), con gradazioni che variano a seconda del contenuto di ferro e della durata di cottura.

     

 

 

      TERRE NATURALI ROSSE
di AGORDO, d' ANVERSA, di ERCOLANO, d' INDIA, INGLESE, di NORIMBERGA, di PERSIA, POMPEIANA, di POZZUOLI, di PRUSSIA, di SARDEGNA, SINOPIA, di SPAGNA, VENEZIANA, di VERONA.
         
      Vanno bene anche i seguenti rossi artificiali:  
     
GIALLO di CROMO
che con la calce si trasforma in cromato rossastro.
 
      ROSSETTO
sotto questo nome si comprendono tutti i rossi artificiali a base di ferro, cioè il ROSSO di BERLINO, INDIANO, INGLESE, di MARTE, di NAPOLI, PERSIANO e REALE.
 
      ROSSO di CADMIO medio
solfuro di cadmio, CdS, con buona resistenza alla luce. In uso dal 1850. Per la sua delicata e costosa preparazione è facile trovarlo sofisticato.
     

ROSSO di CADMIO scuro
solfuro di cadmio, CdS, con buona resistenza alla luce. In uso dal 1850. Per la sua delicata e costosa preparazione è facile trovarlo sofisticato.

     

 

 
     

MINIO
(Arancio minerale, Rosso di Parigi, Rosso di Saturno), ossido di piombo Pb3O4 minerale usato fin dall'antichità in tutte le tecniche. Nel Medioevo fu usato a fresco, ma annerisce.

 

 
     

CINABRO
(o vermiglione), solfuro di mercurio, HgS, allo stato naturale, da cui si ricava il mercurio. Citato da Teofilo (XII sec.) come componente degli incarnati a fresco, ma ha scarsa resistenza, annerisce. Si trova su alcuni affreschi del Quattrocento, ma dato a secco con tempere. Poiché è una tinta affascinante gli affreschisti stentano a rinunciare ad essa: alcuni dicono che la qualità cinese è più sicura, altri lo usano dopo immersione nell'acqua di calce calda (ma perde molto del suo colore).

 

 
     

PAGONAZZO
citato dal Cennini che lo dice ricavato dall'ametista e buono per l'affresco. Vasari lo sconsiglia mentre il Sorte dice che si possono ottenere nel fresco i bei toni purpurei della robbia.

 

 
     

VERZINO
colorante fornito dalla pianta omonima. Cennini dice che per l'affresco va macinato assieme alla polvere di vetro, ma di fatto non resiste.

 
   

     

VERDI

 
      MALACHITE
(Verde di Montagna naturale, Verde Ungherese) minerale carbonato idrato del rame, usato dalle epoche più remote fino al sec. XIX. Il primo rinvenimento murale è nei dipinti della cattedrale di Verden in Germania (sec. XI). Oggi è in commercio un prodotto artificiale, ma poco stabile.
 
         
      TERRA TREVISANA
bel verde caldo, coprente, proposto dalla ditta Vasconetto di Treviso
 
         
      TERRA VERDE
(Talco zoografico) silicato di ferro, varia a seconda dei componenti sali di potassio, magnesio e alluminio. Assai variabile, a seconda delle località di estrazione, da un verde opaco con sottotono bluastro a un verde intenso con sfumature giallastre. Particolarmente pregiata la T.V. di VERONA, cavata a Brentonico sul Monte Baldo.

         
      VERDACCIO
composto di una parte di nero e due parti di ocra con eventuale aggiunta di sangiovanni, suggerito dal Cennini per fondi di incarnati o di paesaggi.
 
         
      VERDE COBALTO
V. RINNMANN, V. SVEDESE ossido di zinco e ossido di cobalto CoO+2ZnO proposto da Rinnmann nel 1870. Verde bluastro con scarso potere coprente. Si chiama anche V. di ZINCO, ma con questo nome c'è pure un composto di giallo di zinco + blu di Prussia non adatto all'affresco.
 
         
      VERDE GUIGNET
idrossido di cromo, Cr2O(OH)4, in produzione dalla metà dell'Ottocento, chiamato anche VERDE SMERALDO o VIRIDIO.
 
         
      VERDE OSSIDO di CROMO
C'è il tipo OPACO e il tipo TRASPARENTE L'OPACO è ossido di cromo anidro, Cr2O3, in uso dalla metà dell'Ottocento; Il TRASPARENTE è ossido di cromo idrato, Cr2O3-2H2O, in uso dalla seconda metà dello Ottocento. Molto affine al Verde Guignet, è chiamato anche VERDE SMERALDO.
      VERDE SMERALDO
Con questo nome si trovano definiti: il VERDE GUIGNET o VIRIDIO il VERDE OSSIDO di CROMO TRASPARENTE il VERDE SMERALDO "DOLCI", che è una miscela di azzurro cobalto + un giallo sintetico il VERDE SCHWEINFURT o di PARIGI, questo però non è adatto per l'affresco.
 
     

 

 
     

VERDE SMERALDO TRASPARENTE
prodotto a Parigi nel 1930.

   

     

VIOLA

 
     

VIOLA di COBALTO
E' di tre tipi:

- fosfato di cobalto Co3(PO4)2

- arseniato di cobalto Co3(AsO4)2

- miscela dei due

Conosciuto dalla seconda metà del XIX secolo. Va bene per l'affresco, come tutti i composti di cobalto.

 
     

 

 
     

VIOLA di CONCHIGLIA
è ottenuto dalla frantumazione di conchiglie della "Nerina fluvialis", individuato dal Linzi in un affresco del secolo XIII a Treviso.

 
     

 

 
     

VIOLETTO di MARTE
è giallo di Marte molto calcinato.