1. il Muro

   
    Il muro, di sassi o di mattoni, deve essere sano sotto ogni punto di vista, cioè senza macchie di unto, senza chiodi o pezzi di legno, né deve presentare stuccature di gesso o tracce di cemento ed è importante che appoggi in luogo asciutto perché l'umidità è il nemico principale dell'intonaco. Se vi sono zone di salnitro o di muffe è consigliabile dare una mano di acido cloridrico che bruci tutto e poi lavare copiosamente, ma la presenza del salnitro denota già una situazione che non offre serie garanzie per il futuro.  
         
    2. il Rinzaffo    
    Il rinzaffo, composto di sabbia grossa e di calce, è la prima grossolana stesura di malta, utile a livellare le sporgenze dei sassi.    
         
    3. l'Arricciato    
   

E' malta di calce e sabbia. Va gettato sopra il rinzaffo nello spessore di circa un centimetro lasciandone la superficie grezza (il bel termine toscano "arriccio" indica il movimento rotatorio del fratazzo che lascia le tracce a riccioli) per favorire l'adesione dello strato successivo. A seconda delle abitudini locali l'arricciato può essere fatto con pozzolana o con cocciopesto al posto della sabbia, il che è raccomandabile in casi di rischio di umidità.

Qualora si voglia ottenere dei valori plastici in rilievo, l'arricciato può avere diversi spessori.
A Spoleto, nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, c'è una testa di Cristo in rilievo inserita nel contesto dipinto (sec. XII) e a Roma nella chiesa del Gesù si può osservare un affresco del Baciccia con figure e architetture sporgenti fino a diversi centimetri.

 
         
    4. il Tonachino    
   

E' malta di calce e sabbia fina ed è la parte su cui si dipinge. Il suo spessore è di pochi millimetri. La superficie dell'intonaco deve essere spianata e levigata.

Ai tempi di Vitruvio la preparazione per l'affresco era costituita da ben tre strati di arriccio e tre di intonaco con sabbia di granulazione sempre più fina come per la lavorazione del marmorino. In seguito, dal II secolo d.C., si usò un solo strato di arriccio ed uno di intonaco. Gli intonaci di Pompei erano molto spessi e raggiungevano i 7-8 cm. e così essi trattenevano a lungo l'umidità e permettevano di dipingere grandi superfici che si mantenevano fresche per molto tempo.

Per conservare ancora più a lungo l'umidità, i pittori dell'antichità introducevano nell'impasto della paglia, o cocci o stoppa. Non si tratta mai, comunque, di regole fisse, perché le soluzioni cambiano a seconda delle disponibilità e delle necessità.

Vi sono infatti anche dei casi in cui il rinzaffo e l'arriccio mancano del tutto e l'affresco è eseguito su un sottilissimo strato di malta stesa sulla pietra: alcuni esempi ad Assisi nella basilica di S. Francesco (sec. Xlll), a Feltre nel santuario di S. Vittore (sec. XIII), a Firenze sulle colonne della ex chiesa di S. Pietro Scheraggio (sec. XIII) ora incorporata nell'ingresso della Galleria degli Uffizi, a Utrecht (cappella del vescovo Guy d'Avennes, sec. XVI).