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Il muro,
di sassi o di mattoni, deve essere sano sotto ogni punto di vista, cioè
senza macchie di unto, senza chiodi o pezzi di legno, né deve presentare
stuccature di gesso o tracce di cemento ed è importante che appoggi in luogo
asciutto perché l'umidità è il nemico principale dell'intonaco. Se vi sono
zone di salnitro o di muffe è consigliabile dare una mano di acido cloridrico
che bruci tutto e poi lavare copiosamente, ma la presenza del salnitro denota
già una situazione che non offre serie garanzie per il futuro. |
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E'
malta di calce e sabbia. Va gettato sopra il rinzaffo nello spessore di
circa un centimetro lasciandone la superficie grezza (il bel termine toscano
"arriccio" indica il movimento rotatorio del fratazzo che lascia le tracce
a riccioli) per favorire l'adesione dello strato successivo. A seconda
delle abitudini locali l'arricciato può essere fatto con pozzolana o con
cocciopesto al posto della sabbia, il che è raccomandabile in casi di
rischio di umidità.
Qualora
si voglia ottenere dei valori plastici in rilievo, l'arricciato può avere
diversi spessori.
A Spoleto, nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, c'è una testa di Cristo
in rilievo inserita nel contesto dipinto (sec. XII) e a Roma nella chiesa
del Gesù si può osservare un affresco del Baciccia con figure e architetture
sporgenti fino a diversi centimetri.
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E'
malta di calce e sabbia fina ed è la parte su cui si dipinge. Il
suo spessore è di pochi millimetri. La superficie dell'intonaco deve essere
spianata e levigata.
Ai
tempi di Vitruvio la preparazione per l'affresco era costituita da ben
tre strati di arriccio e tre di intonaco con sabbia di granulazione sempre
più fina come per la lavorazione del marmorino. In seguito, dal II secolo
d.C., si usò un solo strato di arriccio ed uno di intonaco. Gli intonaci
di Pompei erano molto spessi e raggiungevano i 7-8 cm. e così essi trattenevano
a lungo l'umidità e permettevano di dipingere grandi superfici che si
mantenevano fresche per molto tempo.
Per conservare ancora più a lungo l'umidità, i pittori dell'antichità
introducevano nell'impasto della paglia, o cocci o stoppa. Non si tratta
mai, comunque, di regole fisse, perché le soluzioni cambiano a seconda
delle disponibilità e delle necessità.
Vi sono infatti anche dei casi in cui il rinzaffo e l'arriccio mancano
del tutto e l'affresco è eseguito su un sottilissimo strato di malta stesa
sulla pietra: alcuni esempi ad Assisi nella basilica di S. Francesco (sec.
Xlll), a Feltre nel santuario di S. Vittore (sec. XIII), a Firenze sulle
colonne della ex chiesa di S. Pietro Scheraggio (sec. XIII) ora incorporata
nell'ingresso della Galleria degli Uffizi, a Utrecht (cappella del vescovo
Guy d'Avennes, sec. XVI).
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